Scegliere non è facile. Spesso, ma non sempre, chi sceglie deve rinunciare a qualcos’altro. Ovviamente tutto dipende dalle informazioni che riusciamo a procurarci, sperando che non siano distorte o incomplete e l’ignoranza non è una scusa in questo periodo storico. Ci sono tanti modi per scegliere: c’è chi sceglie perché è costretto, c’è chi si illude per scegliere perché qualcun altro sceglie al posto suo, c’è chi delega per non sentirsi stressato, c’ è chi sceglie perché fermamente convinto di qualcosa, senza critica, senza vedere quelle ambivalenze fisiologiche che ci sono in pressoché qualunque elemento nella vita che scegliamo o seguiamo. C’è chi è convinto di aver fatto la scelta perfetta, ne tesse le lodi e considera gli altri come deficienti. C’è chi non ha tempo per scegliere o magari in realtà non ha forza e pazienza di informarsi minimamente. C’è chi sceglie di non scegliere per tante ragioni, ma è anche quella è una scelta. C’è chi sceglie seguendo un’euristica più o meno consapevole, chi sceglie per amore, per antipatia, per paura. C’è chi sceglie il cosiddetto male minore, fa uno sforzo di testa e autodisciplina per cercare a ignorare – se sostenibile – quello o quella lunga serie di elementi noti e altamente sgradevoli collegati a ciò che sceglie. Tutte le succitate modalità hanno la loro coerenza interna, anche quando è inesistente o non riusciamo proprio ad accettarla. Scegliamo sempre, l’unica cosa che la decenza chiede è non rifiutare la responsabilità personale che ci ha portato a scegliere quel qualcosa, visto che da queste parti la libertà di scelta c’è. Grossomodo.
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