I vicerè di De Roberto. Un melodramma familiare.

Questo romanzo è legato alla vita del suo autore, tanto sfortunato quanto nevrotico e sottovalutato, come del resto lo sono molti altri autori prima e dopo di lui, nello stesso paese o altrove. Questo romanzo è importante in quanto descrive la storia familiare a partire dai cosiddetti capoclan e personaggi più importanti, una storia che può essere disturbata e il cui potenziale traumatico echeggia fino alle generazioni successive. Il genogramma è un’affascinante tecnica che incrocia spunti sociologici-storiografici e psicologici in quanto fissa i valori, i miti e i controscopi familiari che si ripercuotono sulla sanità mentale dei loro componenti, partendo dai figli fino ai nipoti, cognati e cugini. Il romanzo narra di una famiglia aristocratica siciliana e dei suoi discendenti, elemento che già ne delinea il senso civico, l’etica del lavoro, anche se la storia familiare ne costituisce la discutibile capacità affettiva e interpersonale. Sociologicamente parlando parliamo di un gruppo reazionario, familista, non abituato al lavoro o l’impegno nei confronti della Comunità. Anche affettivamente abbiamo le nostre tarature di fondo. Il romanzo parte con i funerali della principessa Teresa Uzeda di Francalanza, nobildonna di nobili origini che risalgono fino ai nobili spagnoli di secoli prima, insediati per l’appunto in Sicilia. Il funerale è ovviamente faraonico e con folle di invitati disperati e che ne tessono le lodi. Perché spesso dei morti se ne parla solo bene. Il romanzo è diviso in più parti e a partire dalla seconda già emerge quanto questa donna fosse iniqua e dispotica. Innanzitutto con i figli, privilegiando un figlio piuttosto che un altro, liberandosi di altri discendenti scalciandoli verso la vita monastica o liquidandoli con le briciole in termini di eredità. Tutti i discendenti di questa schiatta sono persone poco preparate alla vita e/o al lavoro. Chi è viziato, chi è sprezzante, chi cerca un figlio e costruisce rapporti morbosi e in seguito maltrattanti (da parte del figlio stesso), chi conduce vite monastiche opinabili per poi diventare rivoluzionario ed esercitare la propria rabbia, chi è costretto a darsi a una vita monastica e interamente oblativa per poi rimbambirsi più presto del dovuto o chi si allontana, si isola e poi impazzisce. Questo genogramma è un esempio disturbato e disturbante di quanto le famiglie disfunzionali possono creare psicopatologia, cosa che è drammaticamente tuttora presente, sia in maniera diversa e talvolta più diluita, ma anche tuttora presente in alcuni contesti arretrati e depauperati. A livello sociale, ma anche anche psicologico e umano.