Essere passivo-aggressivo richiama tante cose. È una modalità comunicativa, uno stile inter-personale, alcuni vecchi manuali psicodiagnostici lo elevano a Disturbo di Personalità, è uno sciame di sintomi comuni a molti altri Disturbi Psicologici. È un poco tutto e un poco niente, è una definizione poco chiara, poco precisa. Praticamente il termine stesso è passivo-aggressivo! Assumere questa modalità all’interno del rapporto inter-personale è una via di mezzo – fondamentalmente insoddisfacente – fra l’essere aggressivi, coloro che calpestano i diritti altrui per i propri e i passivi, coloro che non sanno farsi rispettare. L’aggressivo vincerà finché non troverà qualcuno più aggressivo di lui, il passivo perderà sempre, l’assertivo cercherà di trovare un aureo equilibrio fra il rispetto dell’altro e di se stessi, aiutato da una comunicazione chiara e efficace. Il passivo aggressivo non sa gestire questo equilibrio, non sa gestire la propria rabbia, non sa gestire gli altri, non sa gestire se stesso. Il passivo aggressivo è vendicativo, ma non la vendetta impulsiva e violenta, quella che banalmente vediamo come tipica nella persona aggressiva, a volte perfino le persone più equilibrate possono essere accusate di essere vendicative (spesso i primi accusatori sono gli stessi che tentano di violarne i diritti!). La vendetta passivo aggressiva può essere una vendetta anche non violenta, fatta di lamentele, ritardi e disattenzioni rispetto a compiti e richieste affidate, vittimismi. Con il passivo aggressivo non vince nessuno.
Non vince chi gli ha chiesto qualcosa, che glielo abbia chiesto in maniera aggressiva e prepotente o anche in maniera assertiva e per un diritto dovuto; non vince però nemmeno il passivo aggressivo, che non ha saputo esprimere chiaramente un suo desiderio, nemmeno rifiutare qualcosa che non voleva fare.