Progetto esistenziale povero

Progetto esistenziale povero

 

Ignazio ha 80 anni e una vita che sta giungendo al termine, ha avuto una vita lunga e fondamentalmente solitaria, mediocre, piatta. Passa la vita in una casa piena di ciarpame senza valore che non intende buttare, il massimo della sua giornata consiste nel vedere vecchi film in televisione, andare a messa, nel fare la spesa rincorrendo le offerte, anche se fondamentalmente non è abituato a mangiare insieme ai familiari, tantomeno gli amici. Chi lo vede senza conoscerlo può provare tenerezza, pena, indifferenza, antipatia. Un ipotetico necrologio annuncerebbe il suo decesso definendolo come persona pianta da moglie e figlie, cosa non vera, per quanto siano realmente esistenti. Ignazio in giovinezza era un impiegato di basso livello, praticamente fantozziano, e l’unica sua fonte di gioia era venerare la madre, donna ignorante e prepotente. Fondamentalmente l’unica donna della sua vita, niente a che vedere con la moglie e i figli. Donna  che poi muore. Ignazio fondamentalmente smette di avere un serio scopo di vita alla morte della mamma, senza contare che la pensione gli impedisce di tenersi quantomeno occupato  e sentirsi produttivo. Il problema non è che la vecchiaia è brutta, c’è chi può raggiungere una veneranda età con i fisiologici acciacchi della vecchiaia, sopravvivere ad amici e – talvolta- perfino a molti parenti fra i più cari, nonché vedere un mondo che il più delle volte peggiora. Il problema di Ignazio è che è sempre stato una persona con quello che definiamo il cosiddetto progetto esistenziale povero, che non ha ricostruito i suoi scopi dopo la morte di mammina. Niente interessi, niente aspirazioni, niente amici, niente cultura, niente valori, niente principi. Una vita simile non solo rischia di essere vuota e patetica, ma anche noiosa, condannando gli altri a una sofferenza anche superiore dovuta a un marito che non è un marito o un padre che non è un padre.