L’oggettività è una cosa rara. Un adagio comune a molti modelli psicoterapeutici validi è che spesso viene confuso come oggettivo ciò che è soggettivo. Il beneficio del dubbio aiuta, ma quando la persona è in uno stato di sofferenza ciò non è facile. Ciò vale per pochi minuti, come in un episodio attacco di panico, a impostazioni più durevoli come in condizioni francamente psicotiche o disturbi di personalità. Chi sta in uno stato simile è convinto di morire, di avere una fretta e un’urgenza drammatica, di essere il più sfortunato del mondo, di meritare certi trattamenti di favore solo per una questione di giustizia terrena o divina. L’istruzione sociale e l’istruzione non contano, tutte queste grida sono all’insegna dell’incompetenza, vediamo una casalinga o un scienziato sociale convinti di avere una malattia che nessun medico capisce o anche un cameriere o un medico convinti che un complotto socio politico stiano manovrando il destino del mondo. Non conta la reale conoscenza di qualcosa, conta la sensazione personale spacciata come reale e appunto oggettiva. Chi la vede così e non riesce a rivedere le proprie posizioni quando e se finisce questo stato di alterazione è inarrestabile, convinto di ciò di cui è convinto solo lui/lei, senza rendersi conto che a un terzo occhio ha idee che risultano addirittura deliranti, supponenti e prepotenti.