Ho superato le prime prove di un concorso interessante. Per ora non penso se alla fine riuscirò a essere assunto, forse sbaglierò, forse verranno scelte persone più brave, forse ci sono altri elementi che non posso controllare. Intanto mi preparo per la prova a venire. Molti si impegnano come se i succitati elementi non esistessero; altri cedono a credenze superstiziose e nel dubbio non lo dicono in giro, come se parlrne o non parlarne cambiasse qualcosa; altri ancora non credono che una prova superata conti se ce ne sono altre, e se per caso non le superano soffrono. L’attuale sistema incoraggia questa credenza disfunzionale, un concorso o lo passi o non lo passi, non ci sono vie di mezzo, o si vince o si perde, addirittura quando non si raggiunge la sufficienza all’ultima prova. E seguendo questa logica binaria e assolutistica ci deprimiamo. In realtà è più corretto leggere questi eventi lungo un continuum, dove la strada per dimostrare il nostro valore si divide in varie tappe e dove non ci sentiamo validi solo se raggiungiamo l’apice, ma anche quando diamo buona di noi stessi a ogni tappa di questo viaggio.
Un passo alla volta
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